Il reiterato kerygma degli organizzatori relativamente alle strategie perseguite per permettere alla Festa del Cinema di Roma di effettuare un ulteriore salto di qualità, rispetto all’ edizione 2006, sembra sia stato disatteso.
Nonostante l’eulogia profusa da Bettini, presidente della Fondazione Cinema per Roma, infatti, anche quest’ anno, la rassegna ci sembra ricadere ineluttabilmente in alcuni difetti già emersi nella precedente kermesse.
Per maggiore chiarezza, intendiamo riferirci alla verificabile superficialità con cui alcune conferenze stampa e/o incontri con autori sono stati collocati in orari improponibili per i non addetti ai lavori, con l’inevitabile rischio di rendere una festa destinata ad una sempre maggiore partecipazione di appassionati e curiosi, l’ennesimo fatuo appuntamento in cui coniugare miopi strategie d’impresa e solipsistica vocazione all’evento per happy few.
Inoltre, ci sembra il caso anche di riflettere sulla modesta attenzione prestata dal festival alla divulgazione e pubblicizzazione di pellicole meno note e poco diffuse come, ad esempio, quella del regista Bragason (Börn – Children) a cui abbiamo assistito in una sala in cui erano nettamente più numerosi gli accreditati che i paganti.
Poi, una volta fuori dalla sala, provando a passeggiare per gli stands immediatamente attigui all’auditorium, abbiamo trovato soltanto gazebo per la pubblicità di banche (leggi Bnl che rientra nel panel degli investitori, insieme ovviamente agli Enti locali) ed una infinità di punti ristoro, il che evidenzia l’annoso (anzi “bi-annoso” – nda) problema dell’ identità della manifestazione: più festa (con le luci corrusche del red carpet) che festival.
L’unico accenno a qualcosa di culturalmente più elevato, lo abbiamo riscontrato nella raccolta di firme e di fondi per la liberazione del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la Democrazia che da 12 anni è costretta agli arresti domiciliari dalla giunta militare birmana.
Un’ occasione persa, dunque?
Speriamo di avere torto, ma per il momento la Festa del Cinema è e rimane un emistichio, un suono distorto, una voce umettata.
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